Di Tarocchi, Intuizioni e Sincronicità.

La parola Tarocchi evoca atmosfere da cartomanti che predicono il futuro, stanze buie e tintinnanti di cristalli, profumate di incenso e grandi tovaglie nere con simboli strani su un tavolino rotondo. E si pensa subito di trovarsi davanti qualcuno con un aspetto pittoresco che ha la pretesa di dirci cosa succederà, girando una carta, come se fosse già tutto scritto, tutto predestinato e come se solo lei/lui fosse in grado di leggere l’oscuro significato di quelle immagini. Così è… o forse no.

Dodici anni fa (ho scritto queste riflessioni nel 2020) mi è stato regalato un libro che per me è stato molto importante “La via dei Tarocchi” di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa. Questo libro mi ha rivelato una dimensione altra degli Arcani dei Tarocchi, viva e vitale, funzionale alla crescita personale, come un invito a guardarsi dentro.
Non ne faccio un manuale di vita, e non credo che Jodorowsky sia il verbo incarnato, ma partendo da lì ho approfondito un argomento che ritengo estremamente interessante.

“La visione trasmessa dai nostri occhi cambia a seconda del livello di coscienza che siamo in grado di sviluppare. Il segreto divino non si nasconde, sta davanti a noi. Il fatto di vederlo o meno dipende dall’attenzione che prestiamo nell’osservare i dettagli e metterli in relazione.”
A. Jodorowsky

I Tarocchi sono uno strumento considerato “divinatorio” che serve cioè per la pratica della “divinazione”. 

Dal dizionario Treccani la definizione di Divinazione è questa: divinazióne s. f. [dal lat. divinatio -onis; v. divinare]. – Propr., arte o pretesa arte d’indovinare il futuro da segni e simboli esterni (posizione degli astri, volo degli uccelli, forma delle viscere delle vittime sacrificate, ecc.) o da manifestazioni divine (oracoli, sogni, presagi, ecc.). Più genericam., intuizione o presentimento del futuro, e anche ciò che viene intuito o presentito.

La nostra mente razionale ci dice che, qualunque metodo divinatorio è basato su eventi casuali, e che per questo motivo non si possono trarre informazioni certe da questi metodi, in quanto viene a mancare la relazione causa-effetto.
Quello che noi chiamiamo caso, per i popoli antichi non esisteva, ogni cosa che succedeva senza un motivo ben specifico, senza una causa apparente, veniva attribuita all’opera di una divinità, al suo misterioso volere, ed era quindi una informazione valida a tutti gli effetti, nonostante fosse un evento singolo, non suffragabile da innumerevoli esperimenti che ne confermassero la veridicità. Questo valeva per la divinazione, per la magia, per le coincidenze (che qui chiameremo “sincronicità”) e per tanto altro ancora.

Al contrario, in un mondo in cui tutto ciò che è “scientifico” è per definizione anche vero, la relazione causa-effetto, per cui le cose avvengono solo se c’è una causa scatenante, è alla base di tutte le spiegazioni e di tutte le teorie che vengono formulate. Per questo motivo accettiamo come vere e razionali solamente le cose che sottostanno al pensiero causale, mentre respingiamo come false tutte le altre.
Oggi sappiamo che tutto è relativo, che anche la scienza opera nel campo delle probabilità e che costruisce un modello della realtà, che non è La Realtà, eppure la nostra mente razionale non riesce a staccarsi dal pensiero causale.

Per la mente razionale esiste solo ciò che è spiegabile tramite la legge di causa-effetto. In questo modo, grazie al metodo scientifico, si spiegano e si conoscono le leggi della natura, mentre si ha la convinzione che ciò che non si conosce ancora, ma che può passare attraverso la griglia della scienza e della ragione, verrà prima o poi scoperto e spiegato. Tutto quello che non è dimostrabile scientificamente invece, fa parte della dimensione della magia e della spiritualità, e viene negato dalla mente razionale.  

“Un atteggiamento razionale ammette due reami di esistenza: il noto e l’ignoto. E ignoto significa quanto non è ancora noto, ma lo sarà in un futuro più o meno prossimo. L’atteggiamento spirituale, invece, ammette tre regni: il noto, l’ignoto e l’inconoscibile. E per inconoscibile intende quanto non potrà mai essere conosciuto. […] Quanto è impossibile conoscere, è il terreno operativo dell’intuizione. […] E’ possibile penetrare l’inconoscibile, ma non darne spiegazione. Sentirlo è possibile, ma non spiegarlo.”
Osho.

La mente razionale non potrà mai apprezzare la bellezza e la sacralità di un evento sincronico, a-causale, perché è impregnata dal pensiero causale che la nutre: la sua domanda è “qual è la causa?”. Per apprezzare la sincronicità è necessario invece immergersi nel pensiero sincronico, dove la domanda è “quali eventi amano accadere insieme?”. 

Di sincronicità ha parlato Jung, sottolineando il fatto che avviene quando un evento psichico e un evento fisico interagiscono tra di loro. La sincronicità è un evento singolo a-causale. Jung spiega tutto questo utilizzando il concetto di inconscio collettivo. 
La Von Franz (sua allieva e collaboratrice) spiega anche che quando l’inconscio collettivo incontra la psiche personale (di cui fa parte l’inconscio personale) si crea uno spiraglio attraverso il quale “il soffio dell’eternità entra nel mondo temporale”.

“Gli occidentali si stanno rendendo conto, a poco a poco, che esiste una tendenza delle cose ad accadere insieme; non è solo una fantasia, vi è una notevole tendenza degli eventi ad addensarsi. Per quanto siamo in grado di capire, ciò ha a che fare con gli archetipi; cioè, se un archetipo è costellato nell’inconscio collettivo, allora certi eventi tendono ad accadere insieme.”
M. L. Von Franz

A differenza quindi degli eventi fisici che sono sempre misurabili in una qualche maniera, l’energia psichica non è misurabile quantitativamente, ma si misura qualitativamente, con le impressioni e i sentimenti che sono una funzione della consapevolezza. 
L’inconscio “ci parla” per immagini (simboli, il cui significato dipende dal contesto culturale della persona), l’inconscio collettivo contiene gli Archetipi, le immagini primordiali comuni a tutta l’umanità (e quindi trans-culturali, cioè che non appartengono a una cultura specifica).
Ogni immagine è un Tutto che contiene molte parti (simboli). 

Tornando ai nostri Tarocchi, essi sono di fatto immagini contenenti simboli, e questo è per l’appunto il linguaggio dell’inconscio. 
Quando noi osserviamo l’immagine con mente aperta e ricettiva, otteniamo un’informazione da tutto l’insieme, che arriva come un’intuizione, ma la mente cosciente, per elaborare l’immagine deve mettere in fila le parti in una sequenza temporale. 

Intuitivamente percepiamo il significato di una carta: l’immagine che contiene il tutto ci dà un’informazione, ma poi abbiamo bisogno di esprimerla a parole, altrimenti l’intuizione svanisce. Vediamo il Tutto ma poi dobbiamo collegarne le parti. Questo perchè se l’inconscio è a-temporale, la mente invece necessita di una sequenza temporale.
L’intuizione è un collegamento, un salto da un punto ad un altro senza che questi punti abbiano una connessione apparente, senza un evidente rapporto di causa-effetto, e per questo motivo la mente razionale la rifiuta.

Cosa facciamo quindi quando estraiamo una carta? Creiamo questo collegamento, una connessione fra la dimensione del dentro e quella del fuori

Questo collegamento si manifesta per mezzo di una sincronicità o coincidenza significativa (l’estrazione della carta e il suo significato) non spiegabile in termini di causa effetto, significativa In quanto come abbiamo detto, l’energia psichica è misurabile attraverso l’intensità del sentimento e dell’emozione. Le coincidenze significative infatti sono tali se toccano la psiche a un livello profondo, come un’esperienza emozionale trasformativa, quindi sono un’esperienza soggettiva perché è la persona a dare un significato all’esperienza.

Se un evento sincronico accade semplicemente ed è a-causale, in che modo una divinazione è un evento sincronico? Quello che ho detto fino ad ora è che quando accadono in contemporanea eventi psichici ed eventi fisici si ha una sincronicità. Quando accade una coincidenza (per esempio stiamo pensando a una persona e girando l’angolo la incontriamo) questa diventa una coincidenza significativa (e quindi una sincronicità), se per noi assume un significato, e quindi ci provoca un’emozione. 

Gli eventi sincronici si possono “provocare” escludendo i termini di causa-effetto? Si può creare un evento sincronico? La sincronicità è qualcosa che accade e in seguito ci provoca l’emozione per cui le attribuiamo un significato. Quando utilizziamo un metodo divinatorio invertiamo quest’ordine, cioè noi, supponendo che esista la sincronicità, consultiamo l’oracolo, giriamo una carta “a caso” (ma che in realtà che non poteva essere che quella per sincronicità appunto) e in seguito, la lettura ci dà la conferma emotiva.

“I Tarocchi sono un potente strumento di proiezione in cui il nostro sguardo individuerà modelli già noti.”
A. Jodorowsky

A questo punto, tornando al discorso iniziale, tutto questo cercare di spiegare le sincronicità in termini “scientifici” e “psicologici” sembra quasi utile ad appagare la mente razionale. E in effetti così pare…
Tuttavia se lasciamo andare questo bisogno, potremo provare semplicemente e molto gentilmente a mettere per un momento da parte la mente razionale, e rimanere sull’intuizione e sull’emozione. Allora forse porteremo alla consapevolezza che non è tanto importante il perché le cose accadano, ma quale significato noi gli attribuiamo.

Utilizzo spesso i Tarocchi per “evocare”, portare fuori dalle persone qualcosa che è dentro e che non trova una via per uscire ed esprimersi. Guardando un immagine così ricca di simboli si smuove dentro un alito, un vento, che provoca una cascata di parole, pensieri, rivelazioni.
Tu guardi, osservi nell’insieme e nei particolari, e l’immagine è come se parlasse proprio di te, di quello che hai paura di esprimere, del tuo segreto, o di qualcosa che ti fa stare male e non sai bene cos’è ma ora la vedi, è lì davanti a te, e non puoi più ignorarla. Esce con tutta la sua forza, e tramite quelle immagini e quei simboli assume significato, trasforma una sensazione in esperienza, qualcosa che fa paura in qualcosa che può essere affrontato.
Questo è il potere trasformativo dei simboli e degli archètipi.

“Ci auguriamo che il lettore riesca a rinunciare a un significato illusorio proprio perché è prefabbricato, e possa entrare nello studio contemplativo, dinamico e senza limiti dei Tarocchi.”
A. Jodorowsky

Bibliografia:
A. Jodorowsky e M. Costa -La via del Tarocchi-
C. G. Jung -La sincronicità-
C. G. Jung -Gli archetipi dell’inconscio collettivo-
M. L. Von Franz -Divinazione e sincronicità-
J. S. Bolen -Il Tao della psicologia-
Osho -Meditazione dinamica-

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